domenica 1 maggio 2016

Sette candele

Sette Candele

Sette candele
De la Menorà
Sbianca el viseto
De Rachele Fuà
Sacro Shadai
Sia benedeto
El tuo nome
La se disi
Con vose d'useleto
Nel bianco fresco
De la sinagoga
E no la sa
Che un caporal tedesco
Fra sette giorni
Cussi la coperà
Brusandola in Risiera
E Adonai?
Morto anche lui
Fra nuvoli de gas
Spaccapolmoni
Fumo grasso
Pesante
A bissa disegnado
Spuda el camin
E sbater d'inferiade
London colin
La radio ne conforta
Parole su parole
Mi vivo ma lei morta
Arone Pakitz

Ad Alice Pincherle

Ebreo coi rizi
Del gheto de Cracovia
Un misirizi
Import - Export
Morto a Varsavia
Suo fio Simon
Chirurgo a Vienna
Fato baron
Per ordine del Kaiser
Morto a Gorizia
Paola sua fia
Cantante d'operetta
Fata savon
Per ordine del Führer
Morta a Mathausen

venerdì 1 aprile 2016

L’allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi


Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate
Trattato adottato a Parigi il 10 febbraio 1947
Allegato VIII
Strumento per il PORTO LIBERO DI TRIESTE

Articolo 1
1. Al fine di garantire che il porto e le vie di transito di Trieste siano accessibili in termini uguali per tutto il commercio internazionale e della Yugoslavia, Italia e degli stati dell’Europa Centrale come consuetudine negli altri porti liberi nel mondo:
(a) Ci sarà un porto extra doganale nel Territorio Libero Di Trieste (TLT) entro i limiti previsti o stabiliti in accordo con l’articolo 3 del presente Strumento.
(b) Le merci che passeranno nel Porto Libero Di Trieste godranno della libertà di transito come stipulato dall’articolo 16 del presente Strumento.
2. Il regime internazionale del Porto Libero sarà regolato dalle condizioni del presente Strumento.

Articolo 2
1. Il Porto Libero è conformato ed amministrato come azienda di Stato del TLT, avente tutti gli attributi di persona giuridica ed operante in accordo alle condizioni di questo Strumento.
2. Tutte le proprietà statali e parastatali italiane nei limiti del Porto Libero, in accordo con le condizioni del presente trattato, che passeranno al TLT, saranno trasferiti, senza pagamento, al Porto Libero.

Articolo 3
1. L’area del Porto Libero include il territorio e le installazioni delle zone franche del porto di Trieste entro i limiti dei confini del 1939.
2. Stabilire zone giuridiche esclusive di qualsiasi Stato è incompatibile con lo statuto del TLT e del Porto Libero.
3. Al fine, comunque, di soddisfare i bisogni del traffico marittimo yugoslavo e italiano nell’Adriatico, il Direttore del Porto Libero su richiesta dei Governi Yugoslavo e Italiano e con simultaneo avviso alla Commissione Internazionale prevista nel seguente articolo 21, può riservare a navi mercantili battenti bandiere dei rispettivi due Stati l’esclusivo uso di spazi entro certe parti del area del Porto Libero.
4. In caso di necessità di dover incrementare l’area del Porto Libero tale allargamento può essere fatto su proposta del Direttore del Porto Libero con la decisione del Consiglio di Governo e con l’approvazione dell’Assemblea Popolare.

Articolo 4
Se non diversamente previsto dal presente Strumento, le leggi e regolamentazioni in vigore nel TLT saranno applicabili a persone e proprietà nei confini del Porto Libero e le autorità responsabili per l’applicazione nel TLT possono esercitare la loro funzione entro i limiti del Porto Libero.

Articolo 5
1. A navi mercantili e merci di tutti i paesi è permesso l’accesso senza restrizioni al Porto Libero sia per il carico che lo scarico, sia per merci in transito che merci destinate al TLT.
2. In relazione all’importazione o esportazione o transito nel Porto Libero, le autorità del TLT non possono pretendere su tali merci dazi o pagamenti altri che quelli derivanti dai servizi resi.
3. Comunque, nei riguardi di merci importate tramite il Porto Libero per consumo nel TLT o esportate da questo territorio tramite il Porto Libero, sarà applicata l’appropriata legislazione e regolamentazione in vigore nel TLT.

Articolo 6
Il magazzinaggio, lo stockaggio, l’ispezione, lo smistamento, l’imballaggio ed il riconfezionamento e simili attività che vengono elaborate come da consuetudine nelle zone libere del Porto di Trieste devono essere permesse  nel Porto Libero sotto la regolamentazione stabilita dal Direttore del Porto Libero.

Articolo 7
1. Il Direttore del Porto Libero può anche permettere l’elaborazione di merci nel Porto Libero.
2. Sono concesse attività manifatturiere nel Porto Libero a quelle imprese che esistevano nelle zone libere del porto di Trieste precedentemente all’entrata in vigore del presente Strumento. Su proposta del direttore del Porto Libero, il Consiglio di Governo può permettere nuove imprese manifatturiere nei limiti del Porto Libero.

Articolo 8
Ispezioni delle autorità del TLT possono essere permesse nel Porto Libero per estendere la neccessità di rinforzare la dogana e altre regolamentazioni del TLT per la prevenzione del contrabbando.

Articolo 9
1. Alle autorità del TLT sarà riconosciuto il diritto di fissare e imporre tasse portuali nel Porto Libero.
2. Il Direttore del Porto Libero fissa tutti i prezzi per l’uso delle attrezzature e dei servizi del Porto Libero. Tali prezzi devono essere ragionevoli e relazionati ai costi per operazioni, amministrazione, manutenzione e sviluppo del  Porto Libero.

Articolo 10
Nel fissare e imporre nel Porto Libero tasse portuali e altri prezzi come da articolo 9, come anche dalle condizioni per i servizi e attrezzature del Porto Libero, non devono sussistere discriminazioni rispetto alla nazionalità delle navi, dei proprietari di merci o di altre ragioni.

Articolo 11
Il passaggio di tutte le persone dentro o fuori dl’area del Porto Libero sarà soggetto alle regolamentazioni stabilite dalle autorità del TLT. Queste regolamentazioni, comunque, devono essere stabilite in maniera di non impedire eccessivamente il passaggio per o dal Porto Libero di persone di nazionalità di qualsiasi Stato che sia impegnato in qualsiasi attività legittima nell’area del Porto Libero.

Articolo 12
Le regole e leggi interne applicate nel Porto Libero e similmente i listini dei prezzi imposti nel Porto Libero devono essere resi pubblici.

Articolo 13
Il traffico ed il commercio di piccolo cabotaggio entro il TLT possono essere esercitati in accordo con le regole emesse dalle autorità del TLT, poichè le condizioni del presente Strumento non pregiudicano l’imposizione a queste autorità di qualsiasi restrizione in questo ambito.

Articolo 14
Nei confini del Porto Libero, le misure per la salvaguardia della salute e per combattere malattie di animali o vegetali riguardo a navi e carichi sarà applicata dalle autorità del TLT.

Articolo 15
Sarà dovere delle autorità del TLT fornire il Porto Libero di acqua, gas, elettricità, mezzi di comunicazione, depuratori e altri servizi pubblici e anche di assicurare pubblica sicurezza e vigili del fuoco.

Articolo 16
1. La libertà di transito deve essere, in accordo con i consueti accordi internazionali, garantita dal TLT e dagli Stati i cui territori vengono attraversati da merci trasportate via ferrovia tra il Porto Libero e gli Stati serviti, senza alcuna discriminazione ed esenti da tasse doganali o altri costi oltre a quelli per i servizi resi.
2. Il TLT e gli Stati che si sono assunti l’obbligo del presente Strumento attraverso i quali territori passa in transito il traffico in entrambe le direzioni, faranno tutto ciò che è in loro potere per fornire le migliori facilitazioni possibili, dando la massima attenzione alla movimentazione delle merci più rapida ed efficiente, ad un prezzo ragionevole e senza applicare al movimento delle merci verso e dal Porto Libero nessuna misura discriminatoria riguardo a tariffe, servizi, tasse, sanità, polizia o altra regola.
3. Gli Stati che si sono assunti l’obbligo del presente Strumento non prenderanno misure riguardanti regole o tariffe che artificiosamente potrebbero dirottare il traffico dal Porto Libero a beneficio di altri porti marittimi. Le misure prese dal Governo Yugoslavo per fornire traffico ai porti della Yugoslavia meridionale non sono considerate come un dirottamento artificioso del traffico.

Articolo 17
Il TLT e gli Stati che si sono assunti l’obbligo del presente Strumento dovranno, nei loro rispettivi territori e in termini non discriminatori e in accordo con i consueti accordi internazionali, garantire libertà di comunicazione postale, telegrafica e telefonica tra l’area del Porto Libero e tutti i paesi che creano comunicazione originata da o per l’area del Porto Libero.

Articolo 18
1. L’amministrazione del Porto Libero sarà guidata dal Direttore del Porto Libero che lo rappresenta in qualità di personalità giuridica. Il Consiglio del Governo dovrà sottoporre al Governatore una lista di candidati qualificati per il posto di Direttore del Porto Libero. Il Governatore incaricherà il Direttore scelto tra i candidati a lui presentati dopo essersi consultato con il Consiglio del Governo. In caso di disaccordo la questione sarà sottoposta al Consiglio di Sicurezza. Il Governatore ha la facoltà di dimettere il Direttore su richiesta della Commissione Internazionale o del Consiglio di Governo.
2. Il Direttore non deve essere cittadino Yugoslavo o Italiano.
3. Tutti gli altri impiegati del Porto Libero saranno assunti dal Direttore. In tutte le assunzioni di personale la preferenza deve essere data a cittadini del TLT.

Articolo 19
In quanto soggetto alle condizioni del presente Strumento, il Direttore del Porto Libero prende tutte le ragionevoli e necessarie misure per l’amministrazione, le operazioni, il mantenimento e lo sviluppo del Porto Libero come un efficente porto adeguato per l’immediata movimentazione di tutto il traffico di questo porto. In particolare, il Direttore è responsabile per l’esecuzione di tutti i tipi di lavori portuali nel Porto Libero, dirige le operazioni delle istallazioni portuali e altre attrezzature portuali, stabilisce, in accordo con la legislazione del TLT, le condizioni di lavoro nel Porto Libero, e sovrintende all’esecuzione nel Porto Libero di ordini e regole delle autorità del TLT riguardo alla navigazione.

Articolo 20
1. Il Direttore del Porto Libero puo emmettere tali regolamenti e leggi interne se lo considera necessario, nell’esercizio delle sue funzioni come prescritto dall’articolo precedente.
2. Il fondo autonomo del Porto Libero viene preparato dal Direttore e sarà approvato ed applicato in accordo con la legislazione che è stabilita dall’assemblea popolare del TLT.
3. Il Direttore del Porto Libero sottoporrà un rapporto annuale delle operazioni del Porto Libero al Governatore e al Consiglio di Governo del TLT. Una copia del rapporto deve essere trasmessa alla Commissione Internazionale.

Articolo 21
1. Sarà stabilita una Commissione Internazionale del Porto Libero, d’ora in poi chiamata “La Commissione Internazionale”, che consiste in un rappresentante del TLT e dei seguenti Stati: Francia, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Unione delle repubbliche Socialiste sovietiche, Stati Uniti d’America, Repubblica Federale Popolare di Yugoslavia, Italia, Cecoslovacchia, Polonia, Svizzera, Austria e Ungheria, che provvederà affinchè questi Stati si assumano gli obblighi del presente Strumento.
2. Il rappresentante del TLT sarà il presidente permanente della Commissione Internazionale. Nell’eventualità di parità di voto, il voto dato dal presidente sarà decisivo.

Articolo 22
La Commissione Internazionale avrà la propria sede nel Porto Libero. I suoi uffici ed attività saranno esenti dalla giurisdizione locale. I membri e funzionari della Commissione Internazionale godranno nel TLT di quei privilegi ed immunità necessari all’esercizio delle loro funzioni. La Commissione Internazionale deciderà sul proprio segretariato, procedure e fondo. Le spese comuni della Commissione Internazionale saranno divise fra gli stati membri in maniera equa come accordato da loro tramite la Commissione Internazionale.

Articolo 23
La Commissione Internazionale avrà il diritto di investigare e considerare tutte le materie relative alle operazioni, uso, ed amministrazione del Porto Libero o gli aspetti tecnici di transito tra il Porto Libero e gli Stati che serve, inclusa l’unificazione delle modalità di attuazione delle procedure. La Commissione Internazionale agisce su propria iniziativa o su questioni portate alla sua attenzione da qualsisi Stato o dal TLT o dal Direttore del Porto Libero. La Commissione Internazionale comunicherà il suo punto di vista e le raccomandazioni su tali questioni allo Stato o gli Stati riguardanti, o al TLT, o al Direttore del Porto Libero. Queste raccomandazioni devono essere prese in considerazione e le necessarie misure devono essere applicate. Dovessero il TLT o lo Stato o gli Stati coinvolti giudicare, comunque, che tali misure fossero inconsistenti riguardo alle condizioni del presente Strumento, il contenuto su richiesta del TLT o di qualsisi Stato sarà trattato come previsto nell’articolo 24 sottostante.

Articolo 24
Ogni disputa riguardante l’interpretazione o l’esecuzione del presente Strumento, non risolta con negoziato diretto, sarà, a meno che le parti concordino reciprocamente su altra interpretazione, riferita su richiesta delle parti della controversia a una Commissione composta da un rappresentante di ciascuna parte ed un terzo membro scelto con accordo reciproco di nazionalità di un terzo paese. Non dovessero le due parti accordarsi sulla nomina del terzo membro entro il periodo di un mese, può essere richiesto da entrambi al Segretario-Generale delle Nazioni Unite di fare una sua nomina. La decisione presa della maggioranza dei membri della Commissione sarà la decisione della Commissione, e verrà accettata dalle parti come definitiva e vincolante.

Articolo 25
Le proposte per emendamenti al presente Strumento possono essere presentate al Consiglio di Sicurezza tramite il Consiglio di Governo del TLT o da tre o più Stati rappresentati nella Commissione Internazionale. Ogni emendamento approvato dal Consiglio di Sicurezza entrerà in atto alla data stabilita dal Consiglio di Sicurezza.

Articolo 26
Per gli scopi del presente Strumento, si considererà che uno Stato abbia ratificato le regole dello stesso, qualora faccia parte del trattato di pace con l’Italia o abbia a sua volta notificato al Governo della Repubblica di Francia l’assunzione di questi obblighi.

mercoledì 20 gennaio 2016

Carolus Cergoly

il pianeta Trieste

(estratto)

Dove l'Adriatico finisce nel suo estremo Nord in una curva di questo mare incantevole e suadente, si trova Trieste, anzi il Trieste, come lo chiamava nei tempi antichi la gente antica.
Il gran porto di mare, il porto che serviva tutto l'entroterra dell'Impero, il gran porto austriaco pieno di vita, di giovinezza e di mare. Trieste un'immagine del mondo, hohò Trieste città gentilissima e mercantile, città ponte, odori di spezie e di coloniali, Trieste pacifica e domestica, ombelico del mondo oh pianeta Trieste.
Trieste città fedelissima e immediata all'Impero col suo Imperatore Signore di Trieste... e allora?
E allora? C'era una volta una spruzzaglia di povere case, di poveri pescatori che pescavano in un mare ricco di pesci e di sirene con povere reti tutte buchi, rattoppi e strappi.
Dietro a queste povere case una manciata di altre povere case di poveri agricoltori con poveri campicelli tutti polvere di calcare in frantumi di bora.
E questa povera gente si voleva bene volendosi bene andava d'accordo un accordo tutto in viola d'amore.
Gli agricoltori con occhio lucido di verde guardavano il mare e i pescatori con occhio fresco di salsedine guardavano i campicelli di calcare in frantumi.
Poi tutti guardavano il sole quando si sveglia e quando va a dormire e s'inchinavano a questo sole che fa cantare gli uccelli e mette i pesci in allegria di nuoto, come fosse un grande pescatore o agricoltore vestito di raggi in splendore di polvere d'oro.
Un giorno Net il pescatore e Past l'agricoltore si accorsero che il sole aveva viso d'uomo con una bocca larga come una foglia di salata e questa bocca parlava e diceva: Net e Past io sono il vostro dio Triopa e vengo da lontano dall'Asia e mi piace nascondermi vestito in figura e montura di sole.
Net e Past si buttarono per terra e dissero: o nostro caro dio Triopa noi ti onoreremo mattina e sera ma tu devi farci saltar fuori da questa nostra miseria, darci buone reti buone vanghe, pesci d'argento e frutti di prima rugiada.
E tutta la gente di mare e quella di campo lo invocavano quando Triopa in montura di sole si alzava al mattino e alla sera quando stanco, sempre in montura di sole, si metteva dentro le fresche lenzuola mentre suo cugino Morfeo gli cantava la ninna nanna.
Tutti i Net quanto tutti i Past lo invocavano e dicevano: Quando sorgi e quando tramonti o nostro Triopa riempi le nostre case terrene e marine della tua bellezza perché tu sei bello e potente. Quando splendi le nostre povere case sono piene di gioia e le pecore spiccano salti di gioia ed i pesci nel mare tutti un guizzar e scivolar d'argento. Questo dicevano quasi cantando e dondolando i Net ed i Past marini e terreni; il buon e caro Triopa sentendosi così lodato e onorato cominciò a dare una mano di fortuna a tutti i Net e a tutti i Past che vivevano nella estrema curva del mare Adriatico sempre incantevole e suadente.
Lentamente la gente cominciò ad essere meno povera e qualcuno già cercava di arrampicarsi sul gradino del benessere e qualche altro su quello del benestante.
Le case marine e terrene cominciarono a moltiplicarsi a farsi di bella facciata e dentro confortevoli con focolaio e lucerne a tre e anche a cinque becchi.
Barche perfette di prora tagliamare, reti senza strappi e tutte un ben pigliapesci, vanghe, vomeri e finalmente pastini tutti a pali di vite e ricche brente in cantar di vendemmia.
Ah questo Triopa diceva Past e diceva Net è stato per noi estremamente benigno ed in una notte piena di stelle settembrine decisero in suo onore di chiamare questa spruzzaglia e manciata di case dalle belle facciate e poste nell'estrema curva dell'Adriatico: Trieste. Poi prima di andare a dormire Net regalò a Past un gran bel pesce tutto squame azzurre e argento e Past un fiasco d'arrubinato vino torchiato sui pastini dove soffia il vento azzurro caldo del nord est, il vento che purifica.
Trieste, in onore di Triopa in figura di sole ma con il correre del tempo i dotti cominciarono ad arzigogolare le più contraddittorie opinioni su Trieste in derivazione del dio Triopa e questa Trieste chi la faceva derivare da radici greche, latine, celtiche, sanscrite, altri dalla parola fenicia Tarscisch altri dallo sloveno Terg o anche Trst che vuol dire mercato e anche canna palustre.
Anche Fazio degli Uberti volle dire la sua scrivendo nel suo dittamondo: “E questo nome udì che gli era detto – Perché tre volte ha tratto la radice”.
Il borgo triestino è senza mura di difesa perché è ancora un borgo povero ed essendo povero non ha nemici.
I triestini con il loro lavorare di muscolo e di cervello sono sempre meno poveri, molti sono già nel cerchio del gran benessere altri nel gran cerchio del benessere e altri ancora come tredici famiglie si considerano ma di nascosto, già di tenor di vita ricchissimo.
Le tredici famiglie o le “tredise casade” eccole nei loro cognomi: Argento, Basejo, Belli, Bonomo, Burlo, Cigotti, Giuliani, Leo, Padovino, Pellegrini, Petazzi, Stella e Tofani.
Erano tutte, per l'epoca, famiglie ricchissime ma molti figli erano diventati ancora più ricchi per l'insegnamento dei padri poveri: “Fioi attenti che i soldi xe bezzi”.
Così dicevano e così insegnavano.
Il signor Cigotti come del resto il signor Petazzi ed il signor Basejo nascondevano le loro robe ed i loro bezzi non per avarizia ma per non essere “parlai” dalla gente di media e bassa condizione sociale.
Le tredici casate erano ricche perché erano riuscite ad avere il monopolio ed il privilegio di vendita dei loro vini cresciuti e torchiati sui pastini tutti gradini in girotondo con vista sul mare.
Si erano fatti anche degli stemmi chi mettendoci un'aquila chi un bocciolo di rosa, chi degli scacchi, chi una torre.
Con il Tempo Trieste da borgo arriva al villaggio fortificato perché c'è già qualche cosa da difendere e poi sempre con il correre del Tempo ecco Trieste dirsi città con le sue mura, le sue torri, le sue balestre e lance e spade e spadoni a due mani e al calar della notte il suo Mandracchio pieno di barche benchiuso e difeso da forti e grosse catene di ferro.
Dietro le porte benserrate al calar del sole con le guardie notturne e sulle torri specialmente vicino alla caditoia dalla quale si gettava sugli assalitori olio bollente e polvere di calce, arcieri e balestrieri i quali durante i tempi di nebbia e di umido dovevano stare attenti che questa nebbia e questo umido non togliesse elasticità alle corde delle balestre.
Queste erano le piccole difese e le piccole offese di una cittadina in via di opere in progresso.
Anche le tredici sono sempre più in progresso di soldi o come più finemente dicevano i Bonomo di valsente.
Gli appartenenti alle tredici casate ogni giorno che passava si tenevano su su sempre più su tanto che un bel giorno decisero di chiamare da un paesetto fuori mura il paese di Nabresina uno scalpellino di nome Frane e di cognome Kerpan perché scolpisse di buona modellatura i loro stemmi sopra i portoni di casa.
Frane Kerpan che aveva cava a Nabresina tira su stemmi e stemmi e fa un lavoro da autentico mastro scultore, tutti contenti i tredici bene della città e pagarono al Kerpan senza contrattare quello che il Kerpan domandava.
Gli stemmi facevano una bella figura sui portoni delle tredici case e la gente diceva ma guarda come se la spassano bene questi stemmati grazie ai pastini e relativo vino bianco rosso e del terrano che è un vino rosso e forte come il sangue d'un drago innamorato in fondo di dolina.
Trieste comincia a far gola ai veneziani quanto ai pieni di cotole e dalmatiche i reverendi patriarchi di Grado e di Aquileia.
Fa gola perché Trieste non è più borgo, non più villaggio ma Trieste è città piena di mare profondo, con un porto ben fido, con tanto di mandracchio e interna darsena e banchine d'approdo e bacini di carenaggio.
Gli occhi tutti ruggiti di leone alato, gli occhi tutti incenso dei Patriarchi guardano a Trieste. Occhi di falchi sconti in torre.
Bisogna preoccuparsi, bisogna difendersi.
“Ordiniamo e vogliamo che suonandosi campana a stormo ogni persona dai quindici ai sessanta anni debba correre in Piazza e mettersi agli ordini del capitano”, che poi a sua volta era agli ordine delle tredici casate.
In porto cominciarono ad arrivare e ad attaccare bastimenti di tutte le specie e qualità: bragozzi, batane, paranze tartane e brigantini e golette e dal sottomare le turche caramussale e dal sopra mare le navi kaag dall'Olanda.
Sbarcano e imbarcano merci e tante altre “robe” che fanno l'uomo e la donna felici di vivere e di godere la vita.
In un primo giorno di marzo arrivò un convoglio da Rodi, e verso i primi di aprile sette navi al comando del capitano di lungo corso il signor comandante Phlebas che in una locanda delle rive dice all'oste buttando giù un bicchiere di “Terrano” dice ma questa vostra Trieste è veramente la gioia del viaggiatore.
Ma questo andare e venire di barche, di battane, di bastimenti, questo caricare e scaricare le merci buone e pregiate che dà il mondo disturbava tanto la Serenissima quanto i Patriarchini e allora spedizioni punitive più che guerresche, incendi di case, distruzione di pastini e un continuo sabotar di moli, di darsene e remengar del mandracchio, rapinar di merci nei magazzini e piccoli e anche grandi atti di pirateria in mare tanto di giorno quanto di notte.
La città si difendeva con coraggio ma era una lotta come diceva il sefardita negoziante Aronne Morpurgo una lotta tra Davide e Golia.
Cosa fare dicevano i cittadini, cosa fare dicevano tutti i membri delle casate, che fare contro questi infami nemici dei nostri traffici e dei nostri commerci con la gente di tutto il mondo.
Che fare? Si parla e si ragiona nelle case e nelle piazze, nelle contrade. Dice uno in Piazza Grande perché non facciamo ancora più opere fortificate perché non facciamo davanti alle mura un grosso “Rebellin”?
È tutto inutile dice un secondo, hanno armi che ti sfregolano tutti i “Rebellin” di questo mondo e dice ancora la bella Tecla e la gaia Giustina perché non cerchiamo di parlamentare con questi due draghi sputafuoco noi gente pacifica e domestica.
Sì d'accordo dice Net e lo dice anche Past sì siamo gente pacifica e domestica ma non tanto pacifica e domestica da calar le nostre braghe e di far alzar le vostre cotole di fronte a questi draghi dalle code violente e velenose.
E allora i cittadini decisero di affidare il che fare ai rappresentanti delle tredici casate perché gente navigata e di parola pronta e pratici nel trattare.
Erano d'accordo di dare carta bianca per trattare anche la comunità ebraica capeggiata dal sefardita Aronne Morpurgo e dal lamentoso askenasita Geremia e d'accordo la comunità greca con a capo l'ortodosso Spiridione Karamanlis e suo cugino Pericle Papadopulos.
Gran giornata quella del raduno nel gran cameron comunale dei rappresentanti delle tredici casate.
Tutti sono uguali tra di loro ma uno è molto più uguale degli altri. Il più uguale di tutti gli uguali è il vecchio Corvo Bonomo dalla barba color perla marina e graziosamente spartita come la coda della cometa che gli astronomi chiamano Barbata.
Il lungo e solido tavolone in mezzo al cameron e con ordine bendisposto sei rappresentanti di qua e sei rappresentanti di là e a capotavola solenne come un monumento il vecchissimo Corvo Bonomo.
Ogni rappresentante della “casada” ha portato il suo balestriere ed il donzello, che in altri comuni chiamano pomposamente paggio con una gran brocca piena di vino per tirarsi su quando c'è bisogno di tirarsi su.
Corvo Bonomo il nestore delle tredici casate per i tempi che correvano era uomo che vede moderno, che vede lontano un uomo pieno di ardente autentico spirito adriatico.
Donzello, dice Corvo Bonomo, riempi il mio “Nautilus” di vino di pronta beva ed il donzello riempie il bicchiere a conchiglia di un vin chiaretto che si torchia su a Vipacco un vino vellutato un vino proprio di pronta e lunga beva.
Pomeriggio del 20 settembre del 1382 si comincia a discutere s'è meglio calare le braghe ai veneziani o meglio calarle ai reverendi patriarchini di Grado e Aquileia.
Calar le braghe dice Tofani vuol dire addio per sempre ai nostri traffici, alle nostre barche, ai nostri pastini viniferi, a tutto il nostro vendere e comprare e allora addio Trieste sempre pacifica e domestica. Calar braghe o tirar su cotole, questo parlar dice Corvo Bonomo non esiste nel mio lessico parlar, Trieste e d'intorni non devono essere terre di nessuno per ruberie e altre azioni manigolde. Io vi dico e questo lo dice Corvo Bonomo col dito alzato come una piccola daga, io vi dico che noi abbiamo bisogno di un protettore che ci protegga tanto dai sanmarchini quanto dai patriarchini ma questo protettore deve solo proteggerci e mai farla da padrone.
Sì sì dice Basejo, Corvo ha ragione il suo ragionar è sapienza e buonsenso, sì sì, dice il giovane Argento, Corvo ha ragione abbiamo bisogno di un protettore non di un padrone, uno che ci protegga contro le masnade dei leoni alati e degli sgonnellanti patriarchini tutti incenso e frode. Io penso dice ancora il vecchio Corvo che un buon protettore io lo vedo nel duca Leopoldo d'Austria ch'è uomo con la testa ben incollata sul collo e sulle spalle, la mano tesa senza guanto e con le gambe ben piantate in terra e stivalate alla bulgara in speroni d'argento.
Tutti bevono ancora un bicchiere di vino e lo beve a piccoli sorsi anche Corvo e poi senza che nessuno si accorge s'addormenta e par morto come se fosse già incielato.
Sogna quietamente sogna e sul suo bel viso si pittura la calma, la pazienza, la benevolenza, la concentrazione, la gioia.
Corvo Bonomo sogna e deve sognare sogni in mantello d'oro perché in certi momenti la sua faccia è tutta interiorità come chi riposa guardando il cielo in un campo di grano di color luna d'agosto.
Corvo, il buon Corvo Bonomo si trova davanti ad una scala e non capisce se questa scala è posta in banda, in palo, s'è sostenuta o appoggiata; comincia a salire la scala tutta color perla di mare proprio come la sua barba e lui comincia a salire piolo su piolo e questi pioli sono impazienti con polvere di luna e devono portare ai cieli cristallini e poi ai cieli d'Olimpia.
Corvo nuota tra le nuvole; quelle a pecorelle, quelle barcone, quelle procellose, quelle d'uragano e quelle poi a tutto riposo nuvole a rossore.
Hò, hò dice Corvo anche i venti mi conoscono e mi salutano e per primo lo saluta quello magnifico Maestrale, che soffia caldo da nord est, lo saluta il Ponente e suo cugino il Ponentino e poi il Greco ma quello che purifica l'aria di Trieste e rallegra e intenerisce il cuore di Corvo è il vento impetuoso della Bora che fa gonfiare le onde e le vele e fa cantare e ballare le bandiere di tutti i colori del mondo, la Bora che fischia, che urla, che ulula, che canta, che ronfa, che soffia gagliarda, che refola il cuore di Corvo Bonomo, la Bora, la Bora, la sua cara comare siora Bora.
Continua a salire Corvo con dignità propria della sua “casada” quando uno stormo di “garruli di Boemia” lo rallegrano con canti di cingallegre che il vecchio chiama alla triestina “parussole”; subito dopo ecco davanti ai suoi occhi un triangolo nero schiamazzante e gracchiante di corvi che lo salutano come loro gran patron e parente nostro e sbattono le ali e creano un vento che sventola la barba sua come una bandiera in campo pacifico.
Arrivato Corvo all'ultimo piolo, ecco, dice dentro di lui. Sono in un prato incredibilmente verde, non troppo grande ma neanche troppo piccolo un prato insomma a misura giusta d'uomo.
In mezzo al prato un trono da imperatore tutto lingue di fuoco in gloria di bengala e sul trono un uomo in figura di sole.
Corvo Bonomo lo guarda e capisce subito ch'è il gran buon dio Triopa fa un piccolo inchino e dice: sono contento di conoscerlo di persona per dirle il mio grazie a nome di tutta la triestinità per quanto avete, signor dio Triopa, fatto per la città di Trieste che così ricorda il vostro nome.
Triopa lo saluta agitando le braccia luminose come raggi tiepidi in riposo sui pastini che fanno il buono vino e dice: vi ho voluto aiutare perché eravate e lo siete anche oggi, bravi, e pieni di iniziative e buona volontà di lavorare. Per proteggervi e per aiutarvi ero venuto da lontano, ho fatto quello che ho fatto ma oggi so che per vivere sempre più in grande nel futuro dei tempi voi avete bisogno d'un protettore che non diventi un padrone.
In verità delle verità nient'altro che verità dice Triopa io ti dico saggio Bonomo che un protettore per la vostra gran bella e dolce città non può essere che il signor duca Leopoldo il meglio che potete trovare.
E Triopa spalanca un grande portone e dice a Corvo: guarda osserva quella che sarà la città con il correre del Tempo sotto gli sguardi benevoli della Casa d'Asburgo.
Corvo guarda e meraviglia delle meraviglie vede una Trieste meravigliosa mille volte più grande di quella dove lui beve nel suo nautilus il vino di pronta beva.
Una Trieste piena di mare e sulla sua schiena tutto un pieno di navi che arrivano, che partono e tutte in gran pavese per i porti del mondo con nelle stive le “robe” che fanno bella la vita e gonfia la borsa di svanziche.
E Corvo non si stanca di guardare questa Trieste in corsa col Tempo piena di stregonerie e d'incanti e tante case alte dalle persiane bianche, con strade e piazze piene di gente di pelle di vari colori e tutte a lavorar sul mare e su la terra, nei fondachi e nelle botteghe a fabbricar gli oggetti che fanno bella e comoda la vita.
Corvo è tutto un tremar d'emozioni e la sua barba si agita come se fosse un'ala di cherubino in nervi.
Corvo improvvisamente sentì un gran rumore era Triopa che aveva chiuso il portone, gli parve di precipitare anzi di rotolare lungo la scala dai pioli impastati con polvere di stelle e si trovò seduto sulla sua sedia e la prima cosa che fece fu questa d'ordinare un poco di vino per tirarsi un poco su.
Tutti lo osservavano pieni di curiosità e Corvo Bonomo dice: sì ho sognato un sogno pieno di felicità e di miracoli, ma ora che ci penso era un sogno ma un sogno fortificato di realtà o forse meglio una realtà fatta sogno.
Nel gran cameron tutto è silenzio e Leo e Burlo dicono: Bonomo racconta e tutti gli altri fanno coro di racconta racconta e Corvo Bonomo comincia a raccontare: sono salito con dignità una scala che sembrava quella di Giacobbe senza angeli ho visto e parlato con Triopa, ho visto corvi ho visto “parussole” poi il caro buon dio Triopa che la sa lunga su di noi e anche dopo di noi mi ha fatto guardare a portone spalancato quello che sarà Trieste dopo che il Tempo avrà corso per secoli se noi ci faremo proteggere dagli Asburgo in rappresentanza d'oggi dal duca Leopoldo che abita a Graz. Ho visto e ben visto questa nostra Trieste piena di gente dalla pelle di vario colore, ho visto muoversi grandi bastimenti che andavano avanti senza vele ma solo con il fumo come fossero vulcani, ho visto robe da apprendisti stregoni insomma ho visto una città che tutti dicevano è l'ombelico del mondo.
O mia, anzi nostra, Trieste conclude Corvo Bonomo mia futura grandissima e coccolissima città con il tuo mare celestino ed il tuo Carso tutto calcare bianco come il mantello d'una fata celtica. Per tutta la mia vita, avrò di questo mio sogno uno scrigno tutto di memorie su lastra di marmo.
Signori delle “casade” concludeva Corvo Bonomo senza pensamenti, senza esitazioni subito via a Graz dal duca Leopoldo per pregarlo di volerci proteggere e difendere contro le prepotenze dei sanmarchini e le mascalzonate dei patriarchini autentici farabuloni.
Tutti risposero di sì presto a Graz dal signor duca Leopoldo.
I donzelli corrono a tirar fuori dalle stalle i cavalli a sellarli e a preparare le robe per il viaggio; anche i balestrieri attenti ad ingrassare le corde delle balestre.
Anche i cani vollero seguire i padroni e tutti festosi con le code ad antenna e pieni di morbin saltavano abbaiavano facevano spettacolo di canizza ch'è sempre spettacolo di grazia e d'armonia.
Salirono a cavallo e Corvo Bonomo sul suo ginetto guidava il drappello lungo le strade cittadine e la gente salutava e diceva tornate presto con la protezione del duca in pergamena.
I cavalli andavano al passo ma appena usciti dalla porta di Donota un colpo di speroni e via al trotto e poi al galoppo e poi ancora di carriera come se andassero alla carica guerresca in campo turchesco.
E trotta e galoppa e galoppa e trotta eccoli nella verde Stiria benordinata, tutta pomifera, tutta luppolo e orologi a cucù.
Entrati a Graz i tredici smontarono dai cavalli e legarono le bestie tutto fumo di sudore ai grandi anelli e batterono alla porta del duca Leopoldo, che subito accolse i triestini con dignitosa ma amabile cordialità.
I rappresentanti delle casate e dei triestini fecero un piccolo complimento al signor duca e per primo parla Giuliani: signor duca Leopoldo, dice il Giuliani, noi triestini siamo gente di poche parole, ma di molti fatti perché una ne pensiamo e cento e qualche volta anche mille ne facciamo; ora signor duca dalla bocca del nostro vecchissimo Corvo Bonomo lei sentirà quello che deve sentire.
E Corvo Bonomo dice al duca, che in quel tempo non aveva ancora il titolo d'Imperatore e attorno al colletto il Toson d'Oro lucente come un piccolo sole, quello che doveva dire per quanto riguarda la protezione e la padronanza. Quando il Bonomo finì il discorso il graziosissimo duca rispose: bene, benissimo voi avrete la mia protezione e quella della mia casa escluso la padronanza e fece chiamare dai servi il suo camerario che fungeva anche da segretario e da cancelliere.
Quest'uomo dalle tre cariche era il libero barone Miro Tonkovic croato ma di origine morlacca, di costumi dalmati cioè aveva occhi tutto mare e gambe forti per il monte.
Il barone Tonkovic arrivò subito e cominciò a scrivere con la sua bella calligrafia onciale quello che doveva scrivere per volontà del duca e dei rappresentanti di Trieste non ancora ombelico del mondo come la chiamerà secoli dopo un poeta muscoloso che poetava in lessico triestino.
Il duca legge quello che il cancelliere aveva scritto e leggono i triestini e poi tutti sotto a firmare e a mettere sigilli e cordoni: il patto di volontaria dedizione è fatto.
Un patto veramente vantaggioso per Trieste tanto che lo storico istriano Giovanni Vergottini scrisse che con il patto di dedizione alla Casa d'Asburgo “la città riprende veramente la sua libertà d'azione politica e riacquista la pienezza delle proprie attribuzioni giurisdizionali...”
Trieste aveva bisogno di un protettore ma non di un padrone ed il protettore non padrone lo trovò in figura di sua grazia serenissima il duca Leopoldo d'Asburgo; e allora evviva tre volte evviva e aria per tutti.
Il patto di dedizione durò la bellezza di quasi sei secoli, Trieste fu proclamata città fedelissima e immediata all'Impero e gli Imperatori assunsero il titolo di “Signore di Trieste”, lo stemma di Trieste con l'alabarda d'argento ebbe la concessione del capo imperiale ch'è d'oro all'aquila bicipite di nero spiegata e linguata di rosso e coronata d'oro.
Sei secoli di fedeltà imperiale poi sparì nel 1918 in quella catastrofe che scancellò dal mondo il grande Impero umano e un ordine superiore decade ad un ordine inferiore, sparita ogni dignità personale e oggi si può contemplare con tragica angoscia il trionfo del “tumultus”, del disordine e della violenza.
Firmato il patto di dedizione tutti montarono a cavallo, salutarono in signor duca Leopoldo e ritornarono a Trieste a tutto galoppo.
In prima fila sempre sul suo splendido ginetto Corvo Bonomo con nella borsa le pergamene firmate e sigillate; diceva a Basejo che gli cavalcava vicino: Pacta sunt servanda e traduceva per gli altri che non sapevano la lingua latina: i patti devono essere osservati in modo scrupoloso.
E furono osservati e durarono seicento anni, seicento anni di scrupolosità.
Arrivati a Trieste stanchi per il gran cavalcare, tutti si diedero la buonanotte chiusero i portoni con sopra gli stemmi scolpiti dal mastro Kerpan da Nabresina e sognarono il duca Leopoldo e altri bei sogni tutti in mantello d'oro, mentre la guardia con lanterna e alabarda intona la vecchia cantilena: o buon dio Triopa prega per noi che il fuoco, i sanmarchini ed i patriarchini non ci tocchino né di giorno né di notte. Dormite tranquilli che fra breve batterà l'una. Il Tempo continua la sua corsa e arriva davanti all'Imperatore Carlo VI al quale Trieste pacifica e domestica elevò un gran bel monumento tutto in pietra bianca di Nabresina nella sua piazza più bella la Piazza Grande.
Carlo VI, padre di figlia unica di nome Maria Theresia, era veramente un grande Imperatore con idee, per dirla alla moderna, un tantino socialiste; credeva e aveva ragione di credere che per arricchire lo Stato la via più rapida era quella del commercio e dell'industria e soprattutto il commercio d'oltremare.
E soprattutto le ricchezze d'oltremare potevano nascere e svilupparsi e ingrandirsi solo con la creazione di un grande porto di mare e dopo gran pensare questo gran porto di mare, anche su consiglio del principe Eugenio von Savuà, fu Trieste.
L'Imperatore fu ben contento del consiglio del principe Eugenio e relativa scelta e subito si mise negli affari e fondò con sede generale a Vienna “L'Imperial Privilegiata Compagnia Orientale” e comprò tante azioni della Compagnia pensando soprattutto al futuro della sua bella e intelligente figliola e piena di grazie l'arciduchessa Maria Theresia.
Carlo VI vedeva lungo e vedeva largo e proclamò Trieste porto franco e lo proclamò a cavallo del suo lipizzano di nome Maestoso e fu tutto un batter di mani illiriche, italiane, greche, turche, alemanne, ebraiche, armene, francesi, inglesi, olandesi per non parlar delle mani fredde del nord.
Tutti avanti e sotto a lavorar col commercio, con l'industria, con l'armamento navale, con le proviande di bordo, con i cantieri, coi fondachi in odor di spezie e di coloniali e brigantini e golette e velieri in trionfo di vele a sbarcare e imbarcare merci e merci per tutti i porti del mondo.
Le allegre bandiere in carneval di colori sventolano su Trieste ma la bandiera più allegra è quella che sventola in allegria d'affari sul Porto Franco di Trieste.
Harappa harappa, anche gli Imperatori muoiono e muore Carlo VI per aver mangiato un piatto di funghi, piatto, come disse Voltaire che cambiò il destino d'Europa.
Lo cambiò e non solo per l'Europa ma anche per Trieste e lo cambiò in una piramide di tutto benessere.
Maria Theresia diventata Imperatrice aprì gli occhi alla realtà del buongoverno e subito pronta con le sue riforme, le famose riforme teresiane, piene di illuminismo e di libertà.
E avanti Trieste con il suo gran porto, con i suoi cantieri, con i suoi arsenali e con il suo navigar e commerciar con l'oltremare.
La città è veramente e genuinamente una città sovranazionale con forti influssi di civiltà mitteleuropea e italiani, tedeschi, slavi, greci, turchi, ebrei, inglesi, francesi e americani lavorano per l'interesse personale e per quello dell'Impero.
Nel 1821 l'assessore a Trieste Giuseppe de Brodmann scriveva nelle sue “Memorie” che non si “azzardava di analizzare l'indole del popolo triestino, tra il quale se regna un nodo sociale, questo nodo non è solo che mutuo interesse delle negoziazioni commerciali perché in un popolo d'italiani, tedeschi, greci, slavi, levantini, arabi, africani, non può svilupparsi un carattere nazionale dominante”.
Fintanto che il delirio e le falsità dei nazionalismi non prevalsero la città ponte, la città del marinaio Sinbad, la città delle spezie, dei cantieri e delle locomotive sbuffanti sui grandi ponti di ferro verso l'immenso hinterland dell'Impero Trieste cresceva a vista d'occhio e il sogno di Corvo Bonomo giorno su giorno si trasformava in armonica realtà e anno su anno Trieste sempre più ombelico del mondo.
Questo suo crescere lo si doveva sì al sogno di Corvo Bonomo ma soprattutto a Maria Theresia che fu per dirla con Alexander Mahan “uno dei più attivi e sovrani che il mondo abbia conosciuto e seppe contemplare il suo compito con un entusiasmo e una serenità di spirito mai superati. Le sue forze avevano dell'incredibile ma ella le sapeva impiegare in tante cose diverse che la sua resistenza può essere considerata meravigliosa”.
Per distendersi andava a consumare una merenda con gli amici al “Peperl” nel Prater e poi via subito a lavorare davanti allo scrittoio colmo di importantissimi e ordinatissimi documenti dello Stato Imperiale.
Sorrideva sempre questa meravigliosa creatura e lavorava fortificata da un delizioso senso viennese dell'umorismo.
Fu chiesto ad un triestino da un greco di Salonicco e da un bulgaro del Perin se questa mamma imperiale di Trieste avesse un monumento ricordo ed il triestino rispose: nessun monumento perché tutta la città stessa è il più bello ed il più giusto monumento a Maria Theresia.
Il greco di Salonicco ed il bulgaro del Perin erano venuti a Trieste come tanta altra gente di mezzo mondo per apprendere le scritture mercantili e perché si “dirozzassero” nelle operazioni più materiali del traffico. I soldi dopo tanto lavorare e faticare molto spesso formavano considerevoli fortune ed il benessere era diffuso con molto equilibrio da ago di bilancia farmaceutica.
Il porto giorno su giorno sempre più florido e cresceva in ragione diretta degli infortuni che colpivano altri porti d'Europa come i blocchi di rappresaglia o gli assedi di guerra.
Navigare per i triestini voleva dire vivere e già nel 1816 due brigantini, queste rondinelle del commercio, partiti da Trieste furono i primi a passare il Bogaso in Egitto e per Damiata fino al Bolacco.
La colonia illirica a Trieste manteneva in attività ben centodieci bastimenti e armatore era il signor Giovanni Kurtovic che nel periodo di diciotto mesi guadagnò con questi suoi brigantini la somma di fiorini 1.139.747 una somma per quel tempo vertiginosa; così a Trieste si facevano gli affari e la vita era degna di essere vissuta. Arsenali e cantieri varavano e scivolavano in mare le navi tecnicamente perfette, belle e quelle destinate ai passeggeri piene di lusso e signorilità.
Gli artefici di tante bellezze e di tante perfezioni erano noti e apprezzati e ricercati da tutti gli arsenali e cantieri del mondo. Dopo il lavoro di mente e braccia distensione e riposo e “ciacolar” e leggere nei cari e quieti caffè triestini veri primi cugini dei perfettissimi caffè viennesi.
Torno ai tavolini di marmo con base di ghisa argentata le belle donne di Trieste, alte e di gamba cavallina, spiritose, amorose, emancipate, affettuose e sportive chi buttate al biondo, chi al bruno e chi al lucente corvino; ma parlare o scrivere di queste creature è come voler portare nottolo ad Atene o violini a Vienna.
La città piace a tutti e piace a Scipio Slataper (il suo cognome in croato vuol dire penna d'oro) e sottobraccio alla sua donna Gioietta si ferma prima in riva Grumula poi sotto la Lanterna e dice; “Io vado per le strade di Trieste e sono contento che essa sia ricca, rido dei carri frastornanti che passano, dei tesi sacchi di caffè, delle cassette quasi elastiche dove fra trina e veli di carta stanno stanno stivati i popputi aranci, dei sacchi di riso sfilanti dalla punzonatura doganale, una sottile rotaia di bianca neve, dei barilotti semisfasciati d'ambrato colofonio, delle balle sgravianti di lana greggia, delle botti morchiose d'olio, di tutte le belle, le buone merci che passano per mano nostra dall'Oriente, dall'America e dall'Italia verso tedeschi e boemi.” Conclude dando un bacio a Gioietta: “Ora l'Adriatico è nostro.”
Ma Trieste piaceva anche al poeta triestino di lingua tedesca Theodor Daubler, che alla sua città natale dedicò più di una poesia: “Presso un azzurro mare incantato io venni al mondo” e poi ancora “In questa città cominciò l'essere mio a costruire la sua torre d'enigmi”; e piaceva anche al romanziere triestino di lingua slovena Vladimir Bartol con la sua raccolta di schizzi e bozzetti a sfondo psicanalitico.
Perché Trieste era e dev'essere una città ponte una città d'incontri delle tre grandi culture: italiana, slava e tedesca.
E piaceva al gran rabbino triestino signor Emmanuel Porto autore di un libro pieno di scienza e dal titolo il Porto Astronomico che gli valse da parte dell'Imperatore la medaglia d'oro. “Pro Virtute et Merito.”
E Trieste piaceva anche al francese Valéry Larbaud perché diceva “Cest une ville cosmopolite” e concludeva “c'est vraiment Trieste, et non Venise la capitale de l'Adriatique”.
Ma Trieste piaceva più di tutti a Charles Nodier l'inviato di Napoleone nelle “Provinces Illyrienes” per fondare e dirigere la Lubiana il giornale “Télegrahe Officiel des Provinces Illyriennes” redatto in quattro lingue: francese, italiano, tedesco e lingua illirica.
Prima di arrivare a Trieste, Nodier passa per Ginevra, per Torino, e arriva sulle rive della Brenta cariche di palazzi che minacciano il cielo e poi a Venezia dai canali immensi e dalle chiese cristiane che si direbbero costruite dai turchi e poi via presto a Trieste una città ch'è l'immagine del mondo.
A Trieste è ospite nella villa del conte Luigi Serini, nelle Dalmazie lo chiamano grof Zrinski e in quel tempo chi era proprio distinto abitava nel distretto di Sant'Andrea e dato che il conte Serini era una persona estremamente distinta non poteva aver villa che solo nel distinto distretto di Sant'Andrea.
Curiose ma belle le usanze dei distinti abitanti di Sant'Andrea di far sventolare sui tetti le bandiere delle loro nazioni di origine nei giorni festivi e nelle ricorrenze solenni.
Questo signor conte Serini era persona di idee molto “franciose” ma per quanto “francioso” non era assolutamente d'accordo che “Le peuple francais reconnaì l'Etre Suprème et l'Immortalité de l'Ame”.
Su questo, il signor conte Serini non era per niente d'accordo perché diceva le religioni sono nate dalla paura e l'uomo ha creato a sua somiglianza Dio e non viceversa e siccome io sono un uomo sono perciò anche Dio e per di più con corona, cimiero e lambrechini.
In casa Serini lo scrittore elegante, l'incorreggibile dissipatore Charles Nodier scrisse il suo romanzo in cornice triestina Jean Sbogar ch'è la storia romanticissima di un brigante gentiluomo che rappresenta la forza e la ribellione sotto le false spoglie di principe Lotario.
Charles Nodier ricorderà sempre nella sua bella casa di Parigi questa Trieste “ch'è piena di una grazia inesprimibile, un vero canestro di fiori freschi come la primavera che posa su di uno scoglio”. Ed il canestro di fiori fioriva ogni giorno di più perché le divinità marine erano innamorate di questa città dalle bianche persiane e dai pastini in profumo di vendemmia.
La popolazione aumentava di anno in anno grazie anche ai vari decreti teresiani in favore del Porto Franco che non voleva dire ricovero di falliti o di avventurieri ma asilo a quanti avevano voglia di far bene e ben lavorare.
C'era un ordine che non permetteva che gli “esteri” esercenti la mercatura potessero venir molestati negli “averi” e nelle “persone” per “debiti” contratti fuori dallo Stato e aggiungeva quest'ordine che “non si doveva arrestarli o punirli per alcun delitto commesso fuori dalle Province Austriache” ed è probabilmente da questo ordine la nascita del detto popolare “Triestin mezzo ladro e mezzo assassin”.
Curiose e interessanti certe domande di “asilo”; eccone una tra le tante tirata fuori dalla polvere dei polverosissimi “Archivi di Stato”.
“Infinite domestiche disgrazie e la recente fatalità incontrata di rendersi ad un tratto insolventi parecchi dei suoi creditori hanno obbligato il sottoscritto a non poter 'in giornata' soddisfare i suoi debiti e ad abbandonare, per evitare molestie, la propria città. In tal dolorosa circostanza implora che gli venga accordato il 'Porto Franco' che egli tanto più spera di ottenere in quanto che in mezzo alla sfortuna ha il conforto di non avere debiti alcuni nei felicissimi Stati della Monarchia”.
Questa era Trieste, città dalle persiane bianche come le ali dei gabbiani, possesso immediato dell'Impero con il suo Imperatore dagli occhi azzurri come la porcellana e “Signore di Trieste”.
Oh, Trieste, città piena di mare suadente e incantevole, tutta prore spaccamar e riccioli d'onde fino alle Americhe del Nord e quelle del Sud e ancora spaccaonde sulle coste del Malabar e del Coromandel e ancora spaccaonde della Baia del Bengala e della Penisola del Gange.
E nelle panciute stive tutte ben ordinate e stivate seterie, porcellane, droghe, ambra, avorio, e panzucchero di Cuba e ancora piante rare, tabacco color barba di sultano e pelli pregiate di tigri, di pantere e di leopardi per la felicità delle belle donne imperiali.
Lavorare, costruire, commerciare e sempre ancora lavorare, così è fatta la vita triestina, e nei tempi antichi il signor Ulrich Hutten in visita all'emporio, vedendo tanto lavorare, disse al suo amico Melantone “Vivere è gioia”, e aveva ragione, perché per i triestini lavorare voleva dire vivere con gioia.
Un gran daffare in tutto il mondo, con questa Trieste, e in modo particolare per i signori Palmer dell'Agenzia di Nuova York e per il signor Mehemet Alì a Panama e suo cugino a Suez.
Ma a “ buona o a varare vapori e a far “zoghi” di borsa a fare insomma “comerzi e boni afari” nei “scritoj” di Agenzie Marittime o di Import-Export; ma si faceva anche della gran bella cultura, si leggeva molto e in molte lingue, si faceva musica tanto classica che di divertimento, e tutti sapevano quello che d'interessante nasceva a Vienna, a Parigi, a Milano, a Londra a Zagabria e a Monaco di Baviera.
E questo perché la città è stata sempre una città di cultura mitteleuropea per non dire cosmopolita.
Solo in questa atmosfera potevano nascere uno Slataper, uno Svevo, un Saba, un Giotti.
E la gente di buonsenso dice: ma guarda un po' questo Ettore Schmitz che vende colori e vernici segrete alle navi di Sua Maestà Britannica e con un colpo di bacchetta magica ti diventa il romanziere Italo Svevo, uno scrittore dai bottoni duri di marca europea.
E la gente di buonsenso continua a meravigliarsi e dice: ma guarda un po' quell'Umberto Poli che vende libri e stampe antiche e ti salta fuori come un misirizzi autore di un Canzoniere dove da autentico poeta rassomiglia Trieste ad un ragazzaccio con le mani troppo grandi per regalare un fiore. Che poi quell'Umberto Poli si firmasse Umberto Saba, è marginale.
E dice ancora questa gente di buonsenso: ma guarda un po' questo impiegatuccio mezze maniche di Virgilio Schoenbeck, con moglie russa, che scrive poesie tutte colori e capricci in dialetto triestino e si firma Virgilio Giotti. Guarda un po' quante sono le sorprese della città. Ahinoi, nei cieli imperiali si sente il trottare dei quattro cavalieri dell'Apocalisse con sulle loro bandiere le parole tutte sangue che sono stultitia, tumultus,intolleranza, fanatismo, delirio, odio, massacro.
Dicono i gialloneri udendo il trotto e guardando le bandiere tutte sangue: ecco, dall'umanità scendiamo alla nazionalità e alla bestialità, un ordine superiore decade a un ordine inferiore. La guerra, il rombar dei cannoni, i morti, l'urlar dei feriti, fuoco e rovine.
L'Impero sconfitto, l'Impero annientato, l'Impero sparito dall'Europa. L'ultimo Imperatore voleva la pace, era disposto a fare grandi concessioni ai nemici dell'idea imperiale, ma era una voce che gridava educatamente nel deserto. L'Imperatore cercava di salvare il salvabile, e di salvare specialmente la sua diletta Trieste. “La città di Trieste” egli decreta, “sarà nominata Città Libera Imperiale, verrà dotata di un'Università, e otterrà un nuovo statuto municipale che, mantenendo i diritti di piena autonomia di cui essa attualmente gode, assicurerà pure il carattere italiano della città. La zona attuale del Porto Franco sarà mantenuta e in caso di necessità estesa”. Ma la sua voce è solitaria, come solitaria e sorda è la voce del socialista triestino Valentino Pittoni, che nell'ultima seduta al Parlamento di Vienna, l'undici ottobre del 1918 proclama: “Nessuna annessione, nessuna indennità di guerra, il Partito Socialista e le organizzazioni operaie di Trieste ritengono che Trieste debba rimanere completamente indipendente sotto il controllo della Lega delle Nazioni, con una costituzione veramente democratica fondata sul diritto di voto generale uguale e diretto e proporzionale, senza distinzione di sesso, e che vi vengano uniti i territori esclusivamente o prevalentemente italiani del Friuli e dell'Istria. Noi non vogliamo che si decida di noi senza di noi, né qui né altrove”.
Il discorso viene subito stampato sul quotidiano triestino Il Lavoratore con un titolo ch'è tutto un programma: Per l'assoluta indipendenza di Trieste. Ma anche questa voce, che è voce di popolo, è clamantis in deserto, i politici non hanno coscienza geografica, sono miopi e hanno il cervello in bussola senza ago. La grande città ch'era vestita di bisso e di scarlatto e adorna d'oro e di pietre preziose e di perle, una cotanta ricchezza è stata distrutta in un momento: e questa era la voce di Giovanni che come l'imperatore aveva il titolo di Apostolico.
Requiem Aeternam.
L'antica Austria sovranazionale è stata scancellata dalla carta d'Europa ed al suo posto ecco nascere, per volontà e ordine dei politici in girotondo al tavolo di Saint-Germaine, la Repubblica Austriaca abitata da sette milioni di austro-tedeschi.
Primo Presidente il socialista dottor Karl Renner, già antico funzionario imperiale che subito modifica lo stemma e la bandiera, poi ancora fa delle piccole riforme e altre bagatelle come quella di abolire tutti i titoli di nobiltà.
Ma ci sono ancora dei gialloneri con voglie burlone come il conte boemo Adalberto Sternberg che si fa stampare dei biglietti di visita così concepiti: “Adalberto Sternberg della Casa dei conti Sternberg nobilitato da Carlo Magno snobilitato da Carlo Renner”.
Anche il boemo Sternberg amava Trieste e veniva spesso nella fedelissima città immediata all'impero per far visita al suo amico, l'arciduca triestino Lodovico Salvatore, nella sua bella tenuta a Zindis vicino a Muggia.
La personalità di questo conte Sternberg è passata nella letteratura mondiale grazie a Hugo von Hofmannsthal che lo prese come modello di signore feudale dell'opera Der Rosenkavalier, sotto il nome di barone Ochs von Lerchenau.
E qui la nostra storia, anzi il nostro fabulieren, termina come l'avrebbe terminata il signor Andersen, fertile d'immaginazione e maestro nel raccontare storie e fiabe.
Stretta la foglia larga la via – Dite la vostra ch'io dico la mia. Ma se qualcuno preferisce una licenza alla maniera del conte Carlo Gozzi tutto augellinbelverde, tutto pomi che ballano e acque che cantano, eccola: ...forse di questa favola contenti non sarete: ma giacchè l'abbiam fatta per carità battete.
Battete, naturalmente le mani, e giù il sipario.


sabato 11 aprile 2015



 
U N I T E D N A T I O N S

Distr.
RESTRICTED

A/AC.25/Com.Jer/W.4
5 March 1949





UNITED NATIONS CONCILIATION COMMISSION FOR PALESTINE COMMITTEE ON JERUSALEM
FREE TERRITORY OF TRIESTE


The following texts are circulated herewith: (1) Article 21 of the Treaty of Peace with Italy.
(2) Permanent Statute of the Free Territory of Trieste
(3) Instrument for the Provisional Regime of the Free of Trieste

ARTICLE 21 OF THE TREATY OF PEACE WITH ITALY

1. There is hereby constituted the Free Territory of Trieste, consisting of the area lying between the Adriatic Sea and the boundaries defined in Articles 4 and 22 of the present Treaty. The Free Territory of Trieste is recognized by the Allied and Associated Powers and by Italy, which agree that its integrity and independence shall be assured by the Security Council of the United Nations. 2. Italian sovereignty over: the area constituting the Free Territory of Trieste, as above defined, shall be terminated upon the coming into force of the present Treaty.
3: On the termination of Italian sovereignty, the Free Territory of Trieste shall be governed in accordance with an instrument for a provisional regime drafted by the council of Foreign Ministers and approved by the Security Council. This Instrument shall remain in force until such date as the Security Council shall fix for the coming into force of the Permanent Statute which shall have been approved by it. The Free Territory shall thenceforth be governed by the provisions of such Permanent Statute. The texts of the Permanent Statute and of the Instrument for the Provisional Regime are contained in Annexes VI and VII.
4. The Free Territory of Trieste shall not be considered as ceded territory within the meaning of Article 19 and Annex XIV of the present Treaty.
5. Italy and Yugoslavia undertake to give to the Free Territory of Trieste the guarantees set out in Annex IX.

PERMANENT STATUTE OF THE FREE TERRITORY OF TRIESTE

The area of the Free Territory of Trieste shall be the territory within the frontiers described in Articles 4 and 22 of the present Treaty as delimited in accordance with Article 5 of the Treaty. Article 2 – Integrity and Independence.
The integrity and independence of the Free Territory shall be assured by the Security Council of the United Nations Organization. This responsibility implies that the Council shall:
(a) ensure the observance of the present Statute and in particular the protection of the basic human rights of the inhabitants.
(b) ensure the maintenance of public order and security in the Free Territory,
Article 3 — Demilitarization and Neutrality
1. The Free Territory shall be demilitarized and declared neutral.
2. No armed forces, except upon direction of the Security Council, shall be allowed in the Free Territory.
3. No para-military formations, exercises or activities shall be permitted within the Free Territory.
4. The Government of the Free Territory shall not make or discuss any military arrangements or undertakings with any State.
Article 4 — Human Rights and Fundamental Freedoms
The constitution of the Free Territory shall ensure to all persons under the jurisdiction of the Free Territory, without distinction as to ethnic origin, sex, language or religion, the enjoyment of human rights and of the fundamental freedoms, including freedom of religious worship, language, speech and publication, education, assembly and association. Citizens of the Free Territory shall be assured of equality of eligibility for public office.
Article 5 — Civil and Political Rights
No person who has acquired the citizenship of the Free Territory shall be deprived of his civil or political rights except as judicial punishment for the infraction of the penal laws of the Free Territory.
Article 6 — Citizenship
1. Italian citizens who were domiciled on June 10, 1940, in the area comprised within the boundaries of the Free Territory, and their children born after that date, shall become original citizens of the Free Territory with full civil and political rights. Upon becoming citizens of the Free Territory they shall loose their Italian citizenship.
2. The Government of the Free Territory shall, however, provide that the persons referred to in paragraph 1 over the age of eighteen years (or married persons whether under or over that age) whose customary language is Italian shall be entitled to opt for Italian citizenship within six months of the coming into force of the Constitution under conditions to be laid down therein. Any person so opting shall be considered to have re-acquired Italian citizenship. The option of the husband shall not constitute an option on the part of the wife. Option on the part of the father, or if the father is not alive, on the part of the mother, shall, however, automatically include all unmarried children under the age of eighteen years.
3. The Free Territory may require those who take advantage of the option to move to Italy within a year, from the date on which the option was exercised.
4. The conditions for the acquisition of citizenship by persons not qualifying for original citizenship shall be determined by the Constituent Assembly of the Free Territory and embodied in the Constitution. Such conditions shall, however, exclude the acquisition of citizenship by members of the former Italian Fascist Police (O.V.R.A.) who have not been exonerated by the competent authorities, including the Allied Military Authorities who were responsible for the administration of the area.
Article 7 — Official Languages
The official languages of the Free Territory shall be Italian and Slovene. The Constitution shall determine in what circumstances Croat may be used as a third official language.
Article 8 — Flag and Coat-of-Arms
The Free Territory shall have its own flag and coat-of-arms. The flag shall be the traditional flag of the City of Trieste and the arms shall be its historic coat-of-arms.
Article 9 — Organs of Government
For the government of the Free Territory there shall be a Governor, a Council of Government, a popular Assembly elected by the people of the Free Territory and .a Judiciary, whose respective powers shall be exercised in accordance with the provisions of the present Statute, and of the Constitution of the Free Territory.
Article 10 — Constitution
1. The Constitution of the Free Territory shall be established in accordance with democratic principles and adopted by a Constituent Assembly with a two-thirds majority of the votes cast. The Constitution shall be made to conform to the provisions of the present Statute and shall not enter into force prior to the coming into force of the Statute.
2. If in the opinion of the Governor any provisions of the Constitution proposed by the Constituent Assembly or any subsequent amendments thereto are in contradiction to the Statute he may prevent their entry into force, subject to reference to the Security Council if the Assembly does not accept his views and recommendations.
Article 11 — Appointment of the Governor
1. The Governor shall be appointed by the Security Council after consultation with the Governments of Yugoslavia and Italy. He shall not be a citizen of Yugoslavia or Italy or of the Free Territory. He shall be appointed for five years and may be reappointed. His salary and allowances shall be borne by the United Nations.
2. The Governor may authorize a person selected by him to act for him in the event of his temporary absence or temporary inability to perform his duties.
3. The Security Council, if it considers that the Governor has failed to carry out his duties, may suspend him and, under appropriate safeguards of investigation and hearing, dismiss him from his office. In the event of his suspension or dismissal or in the event of his death or disability the ;Security Council ‘may designate or appoint another person to act as Provisional Governor until the Governor recovers from his disability or a new Governor is appointed.
Article 12 — Legislative Authority
The legislative authority shall be exercised by a popular Assembly consisting of a single chamber elected on the basis of proportional representation, by the citizens of both sexes of the Free Territory. The elections for the Assembly shall be conducted on the basis of universal, equal, direct and secret suffrage.
Article 13 — Council of Government
1. Subject to the responsibilities vested in the Governor under the present Statute, executive authority in the Free Territory shall be exercised by a Council of Government which will be formed by the popular Assembly and will be responsible to the Assembly.
2. The Governor shall have the right to be present at all meetings of the Council of Government. He may express his views on all questions affecting his responsibilities.
3. When matters affecting their responsibilities are discussed by the Council of Government, the Director of Public Security and the Director of the Free Port shall be invited to attend meetings of the Council and to express their views.
Article 14 — Exercise of Judicial Authority
The judicial authority in the Free Territory shall be exercised by tribunals established pursuant to the Constitution and laws of the Free Territory.
Article 15 — Freedom and Independence of Judiciary
The Constitution of the Free Territory shall guarantee the complete freedom and independence of the Judiciary and shall provide for appellate jurisdiction.
Article 16 — Appointment of Judiciary
1. The Governor shall appoint the Judiciary from among candidates proposed by the Council of Government or from among other persons, after consultations with the Council of Government, unless the Constitution provides for a different manner for filling judicial posts; and, subject to safeguards to be established by the Constitution, may remove members of the Judiciary for conduct incompatible with their judicial office.
2. The popular Assembly, by a two-thirds majority of votes cast, may request the Governor to investigate any charge brought against a member of the Judiciary which, if proved, would warrant his suspension or removal.
Article 17 — Responsibility of the Governor to the Security Council
1. The Governor, as the representative of the Security Council, shall be responsible for supervising the observance of the present Statute including the protection of the basic human rights of the inhabitants and for ensuring that public order and security are maintained by the Government of the Free Territory in accordance with the present Statute, the Constitution and laws of the Free Territory.
2. The Governor shall present to the Security Council annual reports concerning the operation of the Statute and the performance of his duties.
Article 18 — Rights of the Assembly
The popular Assembly shall have the right to consider and discuss any matters affecting the interests of the Free Territory.
Article 19 — Enactment of Legislation
1. Legislation may be initiated by members of the popular Assembly and by the Council of Government as well as by the Governor in matters which in his view affect the responsibilities of the Security Council as defined in Article 2 of the present Statute.
2. No law shall enter into force until it shall have been promulgated. The promulgation of laws shall take place in accordance with the provisions of the Constitution of the Free Territory.
3. Before being promulgated legislation enacted by the Assembly shall be presented to the Governor.
4. If the Governor considers that such legislation is in contradiction to the present Statute, he may, within ten days following presentation of such legislation to him, return it to the Assembly with his comments and recommendations. If the Governor does not return the legislation within such ten days or if he advises the Assembly within such period that it calls for no comments or recommendation on his part, the legislation shall be promulgated forthwith.
5. If the Assembly makes manifest its refusal to withdraw legislation returned to the Assembly by the Governor or to amend it in conformity with his comments or recommendations, the Governor shall, unless he is prepared to withdraw his comments or recommendations, in which case the law shall be promulgated forthwith, immediately report the matter to the Security Council. The Governor shall likewise transmit without delay to the Security Council any communication which the Assembly may wish to make to the Council on the matter.
6. Legislation which forms the subject of a report to the Security Council under the provisions of the preceding paragraph shall only be promulgated by the direction of the Security Council.
Article 20 — Rights of the Governor with respect to Administrative Measures
1. The Governor may require the Council of Government to suspend administrative measures which in his view conflict with his responsibilities as defined in the present Statute (observance of the Statute; maintenance of public order and Security; respect for human rights). Should the Council of Government object, the Governor may suspend these administrative measures and the Governor or the Council of Government may refer the whole question to the Security Council for decision.
2. In matters affecting his responsibilities as defined in the Statute the Governor may propose to the Council of Government the adoption of any administrative measures. Should the Council of Government not accept such proposals the Governor may, without prejudice to Article 22 of the present Statute, refer the matter to the Security Council for decision.
Article 21 — Budget
1. The Council of Government shall be responsible for the preparation of the budget of the Free Territory, including both revenue and expenditure, and for its submission to the popular Assembly.
2. If the Assembly should fail to vote the budget within the proper time limit, the provisions of the budget for the preceding period shall be applied to the new budgetary period until such time as the new budget shall have been voted.
Article 22 — Special Powers of the Governor
1. In order that he may carryout his responsibilities to the Security Council under the present Statute, the Governor may, in cases which in his opinion permit of no delay, threatening the independence or integrity of the Free Territory, public order or respect of human rights, directly order and require the execution of appropriate measures subject to an immediate report thereon being made by him to the Security Council. In such circumstances the Governor may himself assume, if he deems it necessary, control of the security services.
2. The popular Assembly may petition the Security Council concerning any exercise by the Governor of his powers under paragraph 1 of this Article.
Article 23 — Power of Pardon and Reprieve
2. The power of pardon and reprieve shall be vested in the Governor and shall be exercised by him in accordance with provisions to be laid down in the Constitution.
Article 24 — Foreign Relations
1. The Governor shall ensure that the Foreign relations of the Free Territory shall be conducted in conformity with the Statute, Constitution, and laws of the Free Territory. To this end the Governor shall have authority to prevent the entry into force of treaties or agreements affecting foreign relations which, in his judgment, conflict with the Statute, Constitution or laws of the Free Territory.
2. Treaties and agreements, as well as exequaturs and consular commissions, shall be signed jointly by the Governor and a representative of the Council of Government.
3. The Free Territory may be or become a party to international conventions or become a member of international organizations provided the aim of such conventions or organizations is to settle economic, technical, cultural, social or health questions.
4. Economic union or associations of an exclusive character with any State are incompatible with the status of the Free Territory.
5. The Free Territory of Trieste shall recognize the full force of the Treaty of Peace with Italy, and shall give effect to the applicable provisions of that Treaty. The Free Territory shall also recognize the full force of the other agreements or arrangements which have been or will be reached by the Allied and Associated Powers for the restoration of peace.
Article 25 — Independence of the Governor and Staff
In the performance of their duties, the Governor and his staff shall not seek or receive instructions from any Government or from any other authority except the Security Council. They shall refrain from any act which might reflect on their position as international officials responsible only to the Security Council.
Article 26 — Appointment and Removal of Administrative Officials
1. Appointments to public office in the Free Territory shall be made exclusively on the ground of ability, competence and integrity.
2. Administrative officials shall not be removed from office except for incompetence or misconduct and such removal shall be subject to appropriate safeguards of investigation and hearing to be established by law.
Article 27 — Director of Public Security
1. The Council of Government shall submit to the Governor a list of candidates for the post of Director of Public Security. The Governor shall appoint the Director from among the candidates presented to him, or from among other persons, after consultation with the Council of Government. He may also dismiss the Director of Public Security after consultation with the Council of Government.
2. The Director of Public Security shall not be a citizen of Yugoslavia or Italy.
3. The Director of Public Security shall normally be under the immediate authority of the Council of Government from which he will receive instructions on matters within his competence.
4. The Governor shall:
(a) receive regular reports from the Director of Public Security, and consult with him on any matters coming within the competence of the Director.
(b) be informed by the Council of Government of its instructions to the Director of Public Security and may express his opinion thereon.
Article 28 — Police Force
1. In order to preserve public order and security in accordance with the Statute, the Constitution and the laws of the Free Territory, the Government of the Free Territory shall be empowered to maintain a police force and security services.
2. Members of the police force and security services shall be recruited by the Director of Public Security and shall be subject to dismissal by him.
Article 29 — Local Government
The Constitution of the Free Territory shall provide for the establishment on the basis of proportional representation of organs of local government on democratic principles, including universal, equal, direct and secret suffrage.
Article 30 — Monetary System
The Free Territory shall have its own monetary system.
Article 31 — Railways
Without prejudice to its proprietary rights over the railways within its boundaries and its control of the railway administration, the Free Territory may negotiate with Yugoslavia and Italy agreements for the purpose of ensuring the efficient and economical operation of its railways. Such agreements would determine where responsibility lies for the operation of the railways in the direction of Yugoslavia or Italy respectively and also for the operation of the railway terminal of Trieste and of that part of the line which is common to all. In the latter case such operation may be effected by a special commission comprised of representatives of the Free Territory, Yugoslavia and Italy under the chairmanship of the representative of the Free Territory.
Article 32 — Commercial Aviation
1. Commercial aircraft registered in the territory of any one of the United Nations which grants on its territory the same rights to commercial aircraft registered in the Free Territory, shall be granted international aviation rights, including the right to land for refueling and repairs, to fly over the Free Territory without landing and to use for traffic purposes such airports as may be designated by the competent authorities of the Free Territory.
2. These rights shall not be subject to any restrictions other than those imposed on a basis of non-discrimination by the laws and regulations in force in the Free Territory and in the countries concerned or resulting from the special character of the Free Territory as neutral and demilitarized.
Article 33 — Registration of Vessels.
1. The Free, Territory is entitled to open registers for the registration of ships and vessels owned by the Government of the Free Territory or by persons or organizations domiciled within the Free Territory.
2. The Free Territory shall open special maritime registers for Czechoslovak and Swiss ships and vessels upon request of these Governments, as well as for Hungarian and Austrian ships and vessels upon the request of these Governments after the conclusion of the Treaty of Peace with Hungary and the treaty for the reestablishment of the independence of Austria respectively. Ships and vessels entered in these registers shall fly the flags of their respective countries.
3. In giving effect to the foregoing provision, and subject to any international convention which may be entered into concerning these questions, with the participation of the Government of the Free Territory, the latter shall be entitled to impose such conditions governing the registration, retention and removal from the registers as shall prevent any abuses arising from the facilities thus granted. In particular as regards ships and vessels registered under paragraph 1 above, registration shall be limited to ships and vessels controlled from the Free Territory and regularly serving the needs or the interests of the Free Territory. In the case of ships and vessels registered under paragraph 2 above, registration shall be limited to ships and vessels based in the Port of Trieste and regularly and permanently serving the needs of their respective countries through the Port of Trieste.
Article 34 — Free Port
A free port shall be established in the Free Territory and shall be administered on the basis of the provisions of an international instrument drawn up by the Council of Foreign Ministers, approved by the Security Council, and annexed to the present Treaty (Annex VIII). The Government of the Free Territory shall enact all necessary legislation and take all necessary steps to give effect to the provisions of such instrument.
Article 35 — Freedom of Transit
Freedom of transit shall, in accordance with customary international agreements, be assured by the Free Territory and the States whose territories are traversed to goods transported by railroad between the Free Port and the States which it serves, without any discrimination and without customs duties or charges other than those levied for services rendered.
Article 36 — Interpretation of Statute
Except where another procedure is specifically provided under any Article of the present Statute, any dispute relating to the interpretation or execution of the Statute, not resolved by direct negotiations, shall, unless the parties mutually agree upon another means of settlement, be referred at the request of either party to the dispute to a Commission composed of one representative of each party and a third member selected by mutual agreement of the two parties from nationals of a third country. Should the two parties fall to agree within a period of one month, upon the appointment of the third member, the Secretary-General of the United Nations may be requested by either party to make the appointment. The decision of the majority of the members of the Commission shall be the decision of the Commission, and shall be accepted by the parties as definitive and binding.
Article 37 — Amendment of Statute
This Statute shall constitute the permanent Statute of the Free Territory, subject to any amendment which may hereafter be made by the Security Council. Petitions for the amendment of the Statute may be presented to the Security Council by the popular Assembly upon a vote taken by a two-thirds majority of the votes cast.
Article 38 — Coming into Forge of the Statute
The present Statute shall come into force an a date which shall be determined by the Security Council of the United Nations Organisation.

INSTRUMENT FOR THE PROVISIONAL REGIME OF THE FREE TERRITORY OF TRIESTE

Article 1 The Governor shall assume office in the Free Territory at the earliest possible moment after the coming into force of the present Treaty. Pending assumption of office by the Governor, the Free Territory shall continue to be administered by the Allied military commands within their respective zones.
Article 2
On assuming office in the Free Territory of Trieste the Governor shall be empowered to select from among persons domiciled in the Free Territory and after consultation with the Governments of Yugoslavia and Italy a Provisional Council of Government. The Governor shall have the right to make changes in the composition of the Provisional Council of Government whenever he deems it necessary. The Governor and the provisional Council of Government shall exercise their functions in the manner laid down in the provisions of the Permanent Statute as and when these provisions prove to be applicable and in so far as they are not superseded by the present Instrument. Likewise all other provisions of the permanent Statute shall be applicable during the period of the provisional Regime as and when these Provisions prove to be applicable and in so far as they are not superseded by the present Instrument. The Governor’s actions will be guided mainly by the needs of the population and its well being.
Article 3
The seat of the Government will be established in Trieste. The Governor will address his reports directly to the Chairman of the Security Council and will, through that channel, supply the Security Council with all necessary information on the administration of the Free Territory.
Article 4
The first concern of the Governor shall be to ensure the maintenance of public order and security. He shall appoint on a provisional basis a Director of Public Security, who will reorganize and administer the police force and security services.
Article 5
(a) From the coming into force of the present Treaty, troops stationed in the Free Territory shall not exceed 5,000 men for the United Kingdom, 5,000 men for the United States of America and 5,000 men for Yugoslavia.
(b) These troops shall be placed at the disposal of the Governor for a period of 90 days after his assumption of office in the Free Territory. As from the end of that period, they will cease to be at the disposal of the Governor and will be withdrawn from the Territory within a further period of 45 days, unless the Governor advises the Security Council that, in the interests of the Territory, some or all of them should not, in his view, be withdrawn. In the latter event, the troops required by the Governor shall remain until not later than 45 days after the Governor has advised the Security Council that the security services can maintain internal order in the Territory without the assistance of foreign troops.
(c) The withdrawal prescribed in paragraph (b) shall be carried out so as to maintain, in so far as possible, the ratio prescribed in paragraph (a) between the troops of the three Powers concerned.
Article 6
The Governor shall have the right at any time to call upon the Commanders of such contingents for support and such support shall be given promptly. The Governor shall, whenever possible, consult with the Commanders concerned before issuing his instructions but shall not interfere with the military handling of the forces in the discharge of his instructions. Each Commander has the right to report to his Government the instructions which he has received from the Governor, informing the Governor of .the contented of such reports. The Government concerned shall have the right to refuse the participation of its forces in the operation in question, informing the Security Council accordingly.
Article 7
The necessary arrangements relating to the stationing, administration and supply of the military contingents made available by the United Kingdom, the United States of America, and Yugoslavia shall be settled by agreement between the Governor and the Commanders of those contingents.
Article 8
The Governor, in consultation with the Provisional Council of Government, shall be responsible for organizing the elections of Members of the Constituent Assembly in accordance with the conditions provided for in the Statute for elections to the popular Assembly.
The elections shall be held not later than four months after the Governor’s assumption of office. In case this is technically impossible the Governor shall report to the Security Council.
Article 9
The Governor will, in consultation with the Provisional Council of Government, prepare the provisional budget and the provisional export and import programmes and will satisfy himself that appropriate arrangements are made by the Provisional Council of Government for the administration of the finances of the Free Territory.
Article 10
Existing laws and regulations shall remain valid unless and until revoked or suspended by the Governor. The Governor shall have the right to amend existing laws and regulations and to introduce new laws and regulations in agreement with the majority of the Provisional Council of Government. Such amended and new laws and regulations, as well as the acts of the Governor in regard to the revocation or suspension of laws and regulations, shall be valid unless and until they are amended, revoked or superseded by acts of the popular Assembly or the Council of Government within their respective spheres after the entry into force of the Constitution.
Article 11
Pending the establishment of a separate currency regime for the Free Territory the Italian lira shall continue to be the legal tender within the Free Territory. The Italian Government shall supply the foreign exchange and currency needs of the Free Territory under conditions no less favourable than those applying in Italy.
Italy and the Free Territory shall enter into an agreement to give effect to the above, provisions as well as to provide for any settlement .between the two Governments which may be required.